Lo sport produce effetti positivi sulla salute fisica e psichica della persona. Numerose ricerche, infatti, confermano che esiste una stretta correlazione tra sport e salute mentale e che praticare regolarmente un’attività fisica può portare enormi benefici (Fedew e Ahn, 2011). Soprattutto per i bambini e i ragazzi lo sport ha un grande potere educativo perché promuove il rispetto dell’altro, incentiva l’inclusione, limita l’isolamento e l’emarginazione sociale spesso presenti nella popolazione adolescenziale.

Tuttavia, nonostante le crescenti evidenze scientifiche che dimostrano gli effetti positivi dello sport per gli individui a sviluppo tipico( Biddle e Asare, 2011; Eime et al., 2013), è ancora esiguo il numero di ricerche che indagano la correlazione tra sport e salute mentale in bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico. È invece molto importante verificare l’efficacia dello sport anche in questi individui, al fine di individuare e pianificare trattamenti evidence-based a carattere sportivo.

Il Disturbo dello Spettro Autistico (Autism Spectrum Disorder, ASD) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione di due aree, quella della comunicazione e dell’interazione sociale. La compromissione di queste due aree si associa spesso a comportamenti e interessi ripetitivi e stereotipati (APA, 2013). Per i bambini e gli adolescenti con disturbo dello spettro autistico è, dunque, fondamentale il coinvolgimento in attività differenti che favoriscano l’inclusione con i pari e che possano portare benefici a livello sintomatologico e comportamentale. Lo sport, pur non essendo un’attività terapeutica, bensì ludico-ricreativa, può risultare complementare ai percorsi terapeutici e rivelarsi estremamente importante.

Un gruppo di ricercatori canadesi ha pubblicato nel 2016, sulla rivista «Autism» una revisione sistematica della letteratura con l’obiettivo di esaminare l’impatto di specifici interventi sportivi sul comportamento di bambini e adolescenti con ASD di età compresa tra 0 e 16 anni (Bremer, Crozier e Lloyd, 2016).

A seguito di una vasta ricerca, 13 studi sono stati ritenuti scientificamente ammissibili per l’inclusione. Gli sport presi in esame sono cinque: corsa, equitazione, arti marziali, yoga/danza e nuoto, praticati nella maggior parte delle ricerche in un rapporto di 1:1 con un istruttore, mentre in altri studi viene garantito un rapporto di 1:2 tra istruttore e bambini o ragazzi con ASD.

Gli outcomes presi in esame riguardano tre distinte categorie:
1. comportamenti stereotipati e ripetitivi;
2. cognizione, livello di attenzione, performance accademica;
3. comportamento socioemotivo (capacità adattive e sociali, comportamenti problema).

I risultati della revisione hanno dimostrato una vasta gamma di benefici a livello comportamentale negli individui con ASD che praticano questi sport con regolarità, con miglioramenti in ognuna delle categorie sintomatologiche indagate. Nel complesso è stato dimostrato che i principali miglioramenti comportamentali derivano dalla pratica delle arti marziali e dell’equitazione, mentre si sono dimostrati più limitati gli effetti di yoga/danza e del nuoto. Anche la corsa è risultata abbastanza efficace nel modificare in positivo alcuni outcomes comportamentali, seppur con risultati scientificamente poco attendibili e generalizzabili, a causa di notevoli limiti metodologici negli studi presi in esame. Nello specifico, i comportamenti stereotipati e ripetitivi presentano una
riduzione con un intervento sportivo di corsa, equitazione o arti marziali, mentre si riscontrano benefici significativi sulla componente socioemotiva dopo la pratica di equitazione, arti marziali, yoga/danza e nuoto.
Inoltre, gli autori evidenziano che i processi cognitivi e i livelli attentivi risultano positivamente correlati solo all’attività della corsa.

Nonostante l’importanza di questa revisione e i risultati promettenti, i ricercatori mostrano alcuni limiti. Innanzitutto alcune variabili, come le differenze nella frequenza e nella tipologia dell’intervento (diversi sport praticati da una a quattro volte a settimana nei diversi studi esaminati), rendono difficile determinare con rigore scientifico quale sia lo sport con maggiore efficacia e quale sia la frequenza ottimale per ottenere i risultati migliori. Inoltre, il rapporto 1:1 o 1:2 tra istruttore e bambini o ragazzi con ASD rende discutibile la fattibilità di simili interventi al di fuori del campo della ricerca. Infine, un aspetto importante da considerare riguarda la frequente associazione tra disturbo dello spettro autistico e disabilità intellettiva, stimata intorno al 45-50% (Postorino et al., 2016). I bambini con capacità intellettive inferiori alla norma spesso pongono maggiori sfide in termini di compliance all’intervento; inoltre è possibile che non riescano a partecipare agli sport con regolarità a causa delle difficoltà motorie e di coordinazione spesso presenti in associazione, portando così a una focalizzazione degli studi scientifici verso i bambini con più alti livelli di funzionamento.

In conclusione è possibile affermare che, nonostante i limiti metodologici degli studi esaminati, lo sport determina significativi benefici in bambini, adolescenti e adulti con disturbo dello spettro autistico in termini di miglioramenti fisici, psicologici e comportamentali. Data la vasta eterogeneità clinica delle persone incluse nello spettro dell’autismo, e date le differenti difficoltà di gestione in base ai livelli di gravità e di funzionamento, appare di fondamentale importanza indagare quali siano gli sport più efficaci per l’autismo e quali siano i benefici che ogni sport può comportare.

Bibliografia

APA (2013), DSM-5 Diagnostic and statistical manual of mental disorders, Fifth Edition, American Psychiatric Publishing, Washington, DC; trad. it. DSM-5: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Milano, Raffaello Cortina Editore. Traduzione italiana della Quinta edizione di Francesco Saverio Bersani, Ester di Giacomo, Chiarina Maria Inganni, Nidia Morra, Massimo Simone, Martina Valentini.
Biddle S.J.H. e Asare M. (2011), Physical activity and mental health in children and adolescents: A review of reviews, «British Journal of Sports Medicine», vol. 45, pp. 886-895.
Bremer E., Crozier M. e Lloyd M. (2016), A systematic review of the behavioural outcomes following exercise interventions for children and youth with autism spectrum disorder, «Autism», vol. 20, pp. 899-915.
Eime R.M., Young J.A., Harvey J.T., Charity M.J. e Payne W.R. (2013), A systematic review of the psychological and social benefits of participation in sport for children and adolescents: Informing development of a conceptual model of health through sport, «International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity», vol. 10, p. 98.
Fedewa A.L. e Ahn S. (2011), The effects of physical activity and physical fitness on children’s achievement and cognitive outcomes: A meta-analysis, «Research Quarterly for Exercise and Sport», vol. 82, pp. 521-535.
Postorino V., Fatta L.M., Sanges V., Giovagnoli G., De Peppo L., Vicari S. e Mazzone L. (2016), Intellectual disability in Autism Spectrum Disorder: Investigation of prevalence in an Italian sample of children and adolescents, «Research in Developmental Disabilities», vol. 48, pp. 193-201.