Sport e ADHD

NUOTO E DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ

Pur essendo uno sport individuale, il nuoto può fornire ai bambini l’opportunità di esercitare un’attività fisica in un contesto di gruppo, con effetti positivi sulle competenze comunicative e sociali, facilitando la condivisione e gli scambi conversazionali e potenziando l’autostima.
Il connubio tra individualità e dimensione gruppale rende questa attività particolarmente adatta ai bambini che sperimentano difficoltà di socializzazione poiché permette loro di interagire con i coetanei in tempi frammentati, senza obbligarli a una costante condivisione durante l’attività, che potrebbe, di contro, essere percepita come stressante e ansiogena. Il nuoto, risulta assai indicato per i bambini con ipersensorialità (uditiva e tattile), facile frustrabilità e aggressività. L’acqua è inoltre un ottimo attivatore emozionale e relazionale.
Alcuni studi hanno evidenziato benefici dell’attività sportiva in acqua nei bambini con disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD).
Nel 2014 è stato pubblicato uno studio preliminare sull’efficacia di un programma di attività acquatica nelle abilità di inibizione di bambini con ADHD (Chang et al., 2014). I partecipanti allo studio erano 30 bambini di età compresa tra i 5 e i 10 anni con diagnosi di ADHD, assegnati per metà al gruppo sperimentale e per metà al gruppo di controllo sulla base della scuola frequentata. I bambini all’interno del gruppo sperimentale erano inclusi in un programma di attività in acqua della durata complessiva di 8 settimane con due sessioni alla settimana. Ogni sessione durava 90 minuti ed era articolata in maniera strutturata in quattro fasi distinte. Nella prima fase, di 5 minuti, avveniva il riscaldamento, durante la seconda fase, 40 minuti, i bambini erano coinvolti in attività di esercizio aerobico, poi altri 40 minuti erano dedicati ad attività percettivo-motorie, e infine gli ultimi 5 minuti erano destinati al defaticamento. Tutti i partecipanti allo studio erano stati sottoposti a una valutazione delle abilità di inibizione (cioè l’abilità di reprimere un’azione dominante, o impulsiva, per metterne in atto una più adattiva) e delle competenze motorie prima dell’inizio del
programma e al termine dello stesso, dopo 8 settimane. I risultati hanno evidenziato un miglioramento nelle capacità di inibizione dello stimolo, misurato con il task comportamentale, nei bambini che avevano partecipato al programma di attività sportiva, mentre tale differenza non è stata registrata nel gruppo di controllo. Gli autori concludono che una regolare attività sportiva in acqua che includa esercizi con caratteristiche sia quantitative sia qualitative possa rappresentare un coadiuvante utile al trattamento dei principali sintomi dell’ADHD, agendo sugli aspetti di impulsività e inibizione del comportamento (Chang et al., 2014). Per i bambini con ADHD l’acqua rappresenta un elemento molto motivante, pertanto un’attività sportiva che si svolga in piscina o al mare è spesso ben accetta. Durante il nuoto vengono richieste capacità di coordinazione motoria, mentre la motricità fine è scarsamente rilevante, condizione che rende tale sport molto adatto a questi bambini, che presentano tipicamente difficoltà nelle abilità fini-motorie. Inoltre, la disciplina del nuoto richiede un alto livello di autonomie personali, che vanno dalla preparazione del materiale necessario all’attività alla valutazione di tutto ciò che occorrerà al termine dell’attività stessa per fare la doccia, vestirsi e tornare a casa. Tuttavia, se gli esercizi svolti durante l’attività non vengono cambiati con una frequenza abbastanza sostenuta, il bambino con ADHD può facilmente sperimentare noia e frustrazione.

Bibliografia

Chang Y.K., Hung C.L., Huang C.J., Hatfield B.D. e Hung T.M. (2014), Effects of an aquatic exercise program on inhibitory control in children with ADHD: A preliminary study, «Archives of Clinical Neuropsychology», vol. 29, pp. 217-223.